2004-04 La tendenza Johnson-Forest e il mondo d’oggi [Goldner]

 Loren Goldner. Questo testo si trova nel site Break Their Haughty Power

Mentre C.L.R. James (“Johnson”) (1901-1989) è diventato una moda accademica negli USA, negli ultimi 15 anni (1), ed è largamente conosciuto in Gran Bretagna e nei paesi caraibici, il suo nome evoca poco al di fuori del mondo anglofono, eccetto, forse, in quanto autore della classica storia della rivoluzione haitiana, The Black Jacobins (1938). Raya Dunayevskaya (“Forest”) (1910-1987), che collabora strettamente con James dal 1940 circa al 1955, non ha beneficiato di una simile appropriazione da parte del post-modernismo, ma è principalmente conosciuta per i suoi libri Marxism and Freedom, Philosophy and Revolution, e Rosa Luxemburg. Meno conosciuta di tutti è Grace Lee Boggs (1915), una donna americana di origine cinese che fu la terza fondatrice e teorica di quella che è stata chiamata la “Johnson-Forest tendency” del Workers Party e del Socialist Workers Party negli USA, una tendenza che ha avuto un impatto ben al di là delle sue piccole forze originali, all’interno dei gruppi trotskisti americani, prima, durante e dopo la II guerra mondiale.
Durante la fase « alta » del consolidamento della controrivoluzione stalinista in URSS, l’opposizione internazionale di sinistra raccolta intorno a Trotski ebbe più influenza negli USA che in ogni altro paese capitalista avanzato. Mentre gli eventi, negli anni ’30, accelerano verso un’apparentemente inevitabile II guerra mondiale e quando fascismo, stalinismo e poi l’occupazione nazista, annientano o costringono alla clandestinità o all’esilio i piccoli gruppi dell’opposizione di sinistra internazionale in molte parti d’Europa, il movimento trotskista americano, sebbene di piccole dimensioni (probabilmente non più di 2.000 militanti nel 1938) aveva giocato un ruolo ben superiore alle sue forze nelle maggiori lotte, come gli scioperi del 1934 della Toledo Auto-Lite e Minneapolis Teamsters, e aveva attratto un nucleo importante di intellettuali come quelli che animarono la prima  Partisan Review (2). Il patto Stalin-Hitler del 1939 creò una crisi nel milieu internazionale trotskista, almeno grande quanto quella dei partiti stalinisti e dei loro compagni di strada. Intorno ai tardi anni ’30, in tutto il mondo, piccole minoranze trotskiste iniziarono a rigettare la caratterizzazione di Trotski dell’Unione Sovietica come uno « stato operaio degenerato », e il suo corollario della « difesa incondizionata dell’URSS » nella sopravvenente guerra. Tra questi il noto rivoluzionario greco Aghis Stinas (3) (maestro di Cornelius Castoriadis), Max Shachtman,  James e  la Dunayevskaya. Queste tensioni condussero ad una amara lotta di fazione (1939-1940) nell’organizzazione trotskista americana (il Socialist Workers Party) e, nel 1940, Shachtman, James e la Dunayevskaya si ritrovarono nel nuovo Workers Party (4). Tutti e tre concordavano sul fatto che una nuova classe dominante aveva distrutto il carattere proletario dell’Unione Sovietica (sebbene essi avessero diverse posizioni sulla sua precisa natura) e che la nazionalizzazione della proprietà, la pianificazione e il monopolio dello Stato del commercio estero, i quali erano per i trotskisti le restanti « conquiste della rivoluzione », erano semplicemente meccanismi di un sistema di sfruttamento di classe. Il Workers Party ebbe la sua massima influenza durante la II guerra mondiale, con circa 1.000 membri, molti dei quali lavoravano nell’industria bellica, dove parteciparono a scioperi selvaggi e furono in prima linea nella lotta contro l’infame « impegno a non scioperare » adottato da AF of L, CIO (5) e American Communist Party nel 1942, e mantenuto fino al termine della guerra.

C.L.R. James era nato a Trinidad (ancora una colonia britannica nel 1901) da una famiglia della middle-class di modeste condizioni. Egli acquisì una solida educazione, leggendo molto (egli insistette sempre sul fatto che Thackeray era stato per lui COSI importante di Marx (6)) ed era un discreto giocatore di cricket. Sopra e oltre le sue ultime attività come marxista rivoluzionario, egli fu nella sua vita romanziere, gionalista sportivo, attore (7) e amico di scrittori neri americani come Richard Wright e James Baldwin. James lasciò Trinidad nel 1932 per l’Inghilterra – dove diventò un ben conosciuto agitatore pubblico per l’Independent Labour Party. Diventò trotskista e andò negli USA nel 1938, dove restò fino alla sua espulsione dal paese nel 1953. Nel movimento trotskista e in seguito, a suoi margini, James scrisse molti dei suoi più importanti testi politici, tranne  Facing Reality (1958): World Revolution, 1917-1936 (1937), The Black Jacobins (1938), Notes on Dialectics (1948; pubblicato nel 1980) e (con Raya Dunayevskaya) State Capitalism and World Revolution (1950) (8). (I cinici e storicamente ignoranti post-modernisti che hanno postumamente trasformato James in una icona accademico-culturale accuratamente « cancellano » – per usare il loro gergo di gruppo – tutti questi libri eccetto The Black Jacobins, del quale la principale dialettica narrativa tra schiavi haitiani e sans-culotte francesi è ugualmente passata « sotto silenzio »).
Raya Dunayevskaya nacque in Ucraina nel 1910, ma si trasferì negli USA nel 1920, dove, all’età di 14 anni riuscì a farsi espellere dall’American Communist Party per trotskismo. Fu per poco tempo, nel 1937, segretaria di Trotski. Uno dei suoi primi contributi indipendenti, dopo la rottura con Trotski del 1940, furono una serie di articoli (1944) tesi a dimostrare la natura capitalista dell’economia Sovietica (negli anni precedenti gli stessi economisti sovietici avevano annunciato che la manifestazione della « legge del valore » era una caratteristica permanente del « socialismo »)
Infine, Grace Lee (che in seguito sposò l’attivista nero e militante operaio James Boggs) è nata nel 1915 da una famiglia americana di origine cinese della classe media. Nei tardi anni ’30 diventò un’attivista politica mentre conseguiva la laurea in filosofia, studiando Kant e Hegel in tedesco. Si avvicinò al Workers Party poco dopo la sua costituzione nel 1940 e presto gravitò intorno alla frazione di minoranza di James e Dunayevskaya. Vicina ai novant’anni, è ancora oggi politicamente attiva a Detroit (9).
E’ importante considerare il clima di rapida evoluzione della crisi mondiale nel quale la « Johnson-Forest tendency » si sviluppò e tentò di aprire una nuova strada. La maggioranza del Workers Party, raccolta intorno a Shachtman (10) e James Burnham (11), impiegava una versione della teoria di Bruno Rizzi sul « collettivismo burocratico » (12) (un nuovo modo « manageriale » di produzione non previsto da Marx) per caratterizzare la natura di classe dell’URSS, invece dell’analisi del capitalismo di Stato di James, Dunayevskaya e Lee. Ma il malcontento della minoranza del Workers Party nei confronti della maggioranza non si riassumeva in una semplice disputa semantica e presto andò al di là della « questione russa ». Nonostante la rottura dei seguaci di Schachtman con Trotski, essi mantenevano un tipo di pragmatismo ateoretico e di filisteo agnosticismo che Trotski aveva percepito in loro nel suo ultimo libro In Defense of Marxism (1940) (13). La « Johnson-Forest tendency » si stava orientando in un’altra direzione, verso un radicale e innovativo recupero dello sfondo hegeliano di Marx, il quale avrebbe influenzato gli ultimi contributi di James e Dunayevskaya (14), sia nei quindici anni della loro collaborazione, sia dopo la loro separazione, avvenuta nel 1955.
Nel 1943, il Workers Party partecipò ad una serie di scioperi selvaggi che colpirono l’industria dell’auto a Detroit (15), nello stesso periodo nel quale la United Mine Workers, sotto la guida di John L. Lewis, stava conducendo un lungo sciopero illegale nelle miniere di carbone degli Appalachian. Questi scioperi furono le maggiori sfide all' »impegno a non scioperare » del periodo bellico e lo sciopero del carbone guadagnò a Lewis la calunnia dell’American Communist Party di essere un « agente hitleriano ». Ma per la Johnson-Forest, gli scioperi selvaggi di guerra, così come la massiccia ondata di scioperi del dopoguerra, nel 1945-1946, furono lo sprone per una più profonda concettualizzazione dell’autoattività della working class nella teoria marxiana. La conoscenza del russo della Dunayevskaya le permise la lettura dei  Quaderni filosofici del 1914 di Lenin (16) (abbastanza sconosciuti al tempo nei paesi di lingua inglese) e la conoscenza della Lee del tedesco, le aprì la via alla Logica di Hegel e, in seguito, agli allora abbastanza sconosciuti Manoscritti economico-filosofici del 1844 di Marx. E’ altamente significativo, e poco conosciuto, che la prima traduzione in inglese degli ultimi testi, che giocarono un importante ruolo nella « rinascita » del marxismo negli anni ’50 e ’60, apparvero inizialmente  nella stampa della « Johnson-Forest tendency », nel 1947. Queste preoccupazioni erano di piccolo interesse  per la « realista » maggioranza schactmanita del Workers Party. Come il collasso dell’SPD tedesca aveva condotto Lenin ad intraprendere intensi studi della logica hegeliana per comprendere la sconfitta dell’ortodossia kautskiana, le sollevazioni degli operai americani, durante e dopo la guerra, spinsero la Johnson-Forest a porsi il problema dell’ortodossia del Workers Party. La filosofia di Hegel era ed è, dopo tutto, quella che Alexander Herzen chiamò l' »algebra della rivoluzione ». Nessuna corrente rivoluzionaria nel mondo, in quegli anni, prendeva seriamente come la Johnson-Forest l’idea che la « filosofia deve diventare proletaria ». L’autoattività degli operai scioperanti condusse James, Dunayevskaya e Lee all’espressione filosofica dell’autoattività nel pensiero hegeliano.

Negli anni immediatamente precedenti al suo assassinio, avvenuto nel 1940, Trotski aveva predetto che una nuova ondata rivoluzionaria mondiale avrebbe seguito la II guerra mondiale, similmente a ciò che era accaduto nel periodo 1917-1921. (Egli disse anche che se la burocrazia stalinista fosse sopravissuta alla guerra, sarebbe stato necessario ripensare la sua asserzione sul carattere proletario dell’URSS, una sfida che i suoi seguaci ortodossi non hanno mai raccolto). Tutte le correnti influenzate da Trotski, e non solo negli USA, presero la predizione di una rivoluzione mondiale dopo la guerra come Verbo, e andarono in profonda crisi quando la rivoluzione non si materializzò. Il disaccordo con la maggioranza schachtmanita portò, nel 1947, la Johnson-Forest a ritornare nell’SWP, dove rimase fino al 1950.  James e Dunayevskaya scrissero insieme, in quegli anni, il libro State Capitalism and World Revolution. Nei tre anni che il gruppo Johnson-Forest rimase nell’SWP, partecipando, tra l’altro, alla discussione di partito sulla « Negro question » (così come venne chiamata), sostenendo che un sostegno a lotte separate dei neri aveva il potenziale di incendiare l’intera situazione politica americana, come infatti avvenne negli anni ’50 e ’60.
La Johnson-Forest si mobilitò per i memorabili scioperi nelle miniere degli Appalachi nel 1949-1951, i primi scioperi selvaggi contro l’automazione (17). La Dunayevskaya (che allora viveva a Pittsburgh) organizzò un gruppo di studio con i minatori in sciopero su testi di Marx  e la nuova visione hegeliana dell’autoattività. (Fu durante questi scioperi che le tensioni fra Dunayevskaya e James affiorarono, portando alla rottura del 1958) (18).
James, durante una permanenza in Nevada nel 1948, scrisse Notes on Dialectics (uno dei suoi libri preferiti, pubblicato solo nel 1980). In questo lavoro, James mise sulla carta quello che aveva ricavato dagli scioperi di guerra e del dopoguerra, ma anche il recupero di Hegel che questi gli avevano ispirato. Il filo conduttore del libro è lo studio del ruolo della piccola borghesia dalla rivoluzione inglese degli anni ’40 del seicento, alla rivoluzione francese (1789-1794), al trionfo dello stalinismo; costruito intorno a questo sviluppo storico, il libro contiene anche lunghe citazioni e commenti della Logica hegeliana. Ci si può domandare come fossero valide queste citazioni per la dimostrazione storica di James, ma è rimarcabile il quadro dell’evoluzione della piccola borghesia dalla democrazia radicale del caso inglese al ruolo proto-stalinista dei giacobini (compreso un esperimento di economia controllata durante il Terrore, una anticipazione scomcertante dello stalinismo), a, finalmente, lo stalinismo. (Qui James enfatizza il largo influsso dei militanti e della teoria menscevica nell’apparato del partito stalinista, nel quale la piccola borghesia può così parlare perché « arriva al suo concetto », alla sua piena forma) (19).

Una volta fuori dall’SWP, la Johnson-Forest fondò, per la prima volta, una propria organizzazione, Correspondence. Ma le tensioni che erano affiorate nel 1949-1951, durante gli scioperi selvaggi dei minatori, indicavano una imminente separazione, che avvenne nel 1955. Attraverso il suo lavoro teorico e politico dei tardi anni ’40, James era giunto alla conclusione che il partito rivoluzionario non era più necessario (come lo era stato prima del 1917) perché le sue verità erano state fatte proprie dalle masse (nel 1956, come Facing Reality chiaramente dimostra, egli avrebbe visto la rivoluzione ungherese come una conferma di ciò). Egli però non era sicuro di che cosa avrebbe potuto rimpiazzarlo. La Dunayevskaya concordava che il partito leninista d’avanguardia fosse fuori dal tempo, ma sentiva, in contrasto con James, la necessità di qualche tipo di organizzazione rivoluzionaria. Nel 1953, James fu deportato dagli USA in Gran Bretagna, e la polemica continuò. La separazione fu consumata nel 1955, quando la Dunayevskaya e la sua fazione fondarono il gruppo News and Letters (ancora esistente). Grace Lee rimase con i Johnsonites (i seguaci di James), i quali a Detroit fondarono un bollettino titolato Facing Reality. Quando Lee lasciò il gruppo, nei primi anni ’60, la continuità dei Johnsonites fu assicurata da Martin Glaberman (20) fino alla sua morte nel 2001. (Ci sono un gran numero di interpretzioni delle cause della divisione, di cui alcune relativamente apolitiche, come il conflitto di personalità tra James e la Dunayevskaya. In ogni caso, le due fazioni evolvettero in direzioni abbastanza differenti).

Il 1955 fu anche l’anno del primo grande sciopero selvaggio della base dell’United Auto Workers (UAW), un evento spartiacque nel movimento della working class americana che aprì la strada ad una serie di scioperi selvaggi, di intensità crescente, almeno fino al 1973. Sviluppi similari si ebbero in Francia, come lo sciopero selvaggio all’industria aerospaziale di Nantes dello stesso anno, e furono analizzati dal gruppo Socialisme ou Barbarie, anche questo in rottura col trotskismo dai tardi anni ’40, che fu animato da Cornelius Castoriadis, Claude Lefort e Daniel Mothe. (SoB, come era comunemente chiamato, pubblicò materiali sulle nuove forme di lotta negli USA, fin dalle sue prime uscite). I contatti tra la Johnson-Forest and Socialisme ou Barbarie iniziarono alla fine degli anni ’40.

Il periodo 1945-1946, negli USA, vide la più grande ondata di scioperi proclamati dalla leadership ufficiale del CIO, ma fu anche l’ultimo nel quale la dirigenza era ancora in grado di controllare i ranghi. Nella baraonda del « ritorno alla normalità » del dopoguerra, con 20 milioni di ex militari e operai addetti all’industria degli armamenti che andavano ad aggiungersi alla forza lavoro civile, in una situazione che sembrava anticipare un ritorno alla depressione degli anni ’30, gli scioperi erano un tentativo di riguadagnare il terreno perduto con l’imposizione sindacale dell' »impegno a non scioperare » del periodo bellico. Da questo momento in avanti, soprattutto per quanto riguarda l’UAW, il sindacato « bandiera » del CIO, il famoso « accordo del dopoguerra » evolve nello scambio tra incrementi salariali e di benefici offerti dai padroni, e appoggiati dalla leadership Reuther (21) dell’UAW, e la totale egemonia padronale sulle condizioni di lavoro negli impianti. L’intensità dello sciopero selvaggio dell’UAW nel 1955, in risposta ad un altro contratto del genere voluto da Reuther, fu la risposta dei lavoratori americani dell’auto a questi arrangiamenti. Fu grande merito di James e Lee cogliere l’importanza di questo sviluppo nei termini corretti e analizzarlo nel libro Facing Reality, mettendolo in relazione con sviluppi similari in Gran Bretagna e Francia. Queste intuizioni intorno all’autoattività dei lavoratori sembrarono confermate, l’anno successivo, dalla rivoluzione ungherese.
Per apprezzare pienamente il contesto complessivo che ispirava i Johnsonites (così essi furono conosciuti dopo il 1955), è necessario un breve panorama dell’evolversi della situazione internazionale. Quando, nell’immediato dopoguerra, la rivoluzione proletaria non si manifestò, una profonda demoralizzazione si impadronì del piccolo milieu rivoluzionario in Europa e in USA. L’inizio della Guerra Fredda fu un ulteriore colpo e la Terza Guerra Mondiale sembrò a molti imminente. Fallita la profezia di Trotski di una rivoluzione, lo stalinismo si era esteso all’Europa dell’est, alla Cina e alla Corea. Tra i militanti che non abbandonarono l’attività politica, i trotskisti ufficiali si misurarono con il problema di come rapportarsi a questi nuovi « Stati operai », creati, non dalla rivoluzione, ma dall’Armata Rossa o da eserciti contadini. (Una corrente trotskista internazionale, animata da Michel Pablo (22), prediceva secoli di egemonia stalinista e sosteneva che, per sopravvivere, i trotskisti avrebbero dovuto infiltrarsi clandestinamente nei grandi partiti stalinisti). La teoria di Pablo non era stata ancora pienamente sviluppata quando fu confutata, nei fatti, dalla rivolta operaia di Berlino est nel 1953. In questo clima, dapprima la Johnson-Forest, e poi separatamente i gruppi Facing Reality e News and Letters, avevano il vantaggio, fondato sulle loro intuizioni sugli scioperi selvaggi di guerra e di post-guerra, di saper cogliere un nuovo momento storico di fronte al quale stalinisti e trotskisti ortodossi erano ciechi, il momento dell’autonoma autoattività della working class, al di fuori e contro partiti politici e sindacati, che sarebbe continuato i due decenni a venire. Queste intuizioni avevano i loro limiti, come il periodo post 1973 avrebbe dimostrato, ma apparivano di una chiarezza abbagliante nel momento in cui gli operai ungheresi, senza un partito d’avanguardia, fondarono una repubblica dei Consigli operai al termine del 1956. Il 1956 fu anche l’anno del discorso di Krusciov al 20° Congresso del PCUS, dei fermenti operai a Poznam, e dell’umiliazione di Gran Bretagna e Francia nella crisi di Suez in Medio oriente. La congiunzione di questi tre avvenimenti era un preludio a una crescita delle lotte nella metà degli anni ’70 (23). Era questa intuizione, con la sua forza e la sua debolezza, a fare di Facing Reality un classico.

Ma rispetto al momento nel quale era stato coautore di Facing Reality, insieme a Lee e Castoriadis (24), James era giunto alla conclusione che il compito dei rivoluzionari fosse, a differenza dei tempi di Lenin, « riconoscere e registrare » l’avanzata della « nuova società » nei confronti della vecchia. Il suo punto di vista era agli antipodi di quello formulato da Lenin nel Che fare? (1903), secondo il quale gli intellettuali rivoluzionari portavano coscienza di classe ai lavoratori, essendo questi ultimi incapaci di uscire dal tradeunionismo senza questo intervento. (Lenin ripudiò questo punto di vista dopo la rivoluzione russa del 1905). James sostenne che, in seguito, Lenin stesso aveva « riconociuto e registrato » i soviet russi del 1905 e che il compito delle forze rivoluzionarie, nel momento, era, similmente, individuare forme di lotta e organizzazione, e provvedere a una stampa nella quale le tensioni del presente potessero essere discusse tra le diverse correnti operaie.

La pratica del metodo « riconoscere e registrare » dei Johnsonites si affievolì decisamente dopo la metà degli anni ’70 con la fine del tipo di lotte che aveva favorito tale approccio. Il « riconoscere e registrare » dei successivi 20 anni, fino alla metà degli anni ’90, fu principalmente un compito di individuazione e di registrazione di sconfitte: il ridimensionamento dell’industria USA, britannica e francese, lo sciopero inglese dei minatori del 1984-85, il corto-circuito di Solidarnosc, in Polonia, dagli scioperi di massa del 1980-81 all’austerità neoliberale post ’89, la cooptazione degli scioperi brasiliani dei tardi anni ’70 e primi anni ’80 all’attuale regime di Lula e del suo partito, a caccia dei favori dell’FMI. Nell’ultimo decennio comunque, diverse forze in varie parti del mondo si sono levate contro la neo-globalizzazione e la sua accelerazione dopo il ’70, è un nuovo periodo di fermenti e di lotte è iniziato (anche se non ancora della portata di quelli degli anni ’60 e ’70). L’ondata di scioperi francesi del 1995, le mobilitazioni anti-globalizzazione, prima dell’11 settembre, da Seattle a Genova, la crescita del fermento operaio in Cina, la ripresa degli scioperi selvaggi in Gran Bretagna, Germania e Italia (« con un ruggito » come ha titolato, con qualche preoccupazione, il Financial Times) e il movimento del dicembre 2001 in Argentina, sono tutti esempi di un nuovo e distinto periodo che dovremmo analizzare e approfondire come fece la « Johnson-Forest tendency » con l’insorgenza degli scioperi selvaggi del periodo precedente. Io ho qualche riserva circa i limiti del « riconoscere e registrare » in quanto unico compito dei marxisti (25), ma è certamente uno di questi. Queste nuove forze non devono essere diluite nell’amorfa « moltitudine » della scuola Hardt-Negri, perché hanno un loro distinto carattere di classe, molto simile all’insorgenza operaia di un passato dal quale, pure, ci separa un’epoca.
Il pensiero di Hegel non è un « cane morto » per ripensare una nuova strategia operaia, come non lo era neppure nel 1914 o nel 1943.

Aprile 2004

Altri scritti dell’autore (anche in italiano) si trovano nel site BREAK THEIR HAUGHTY POWER (http://home.earthlink.net/~lrgoldner)”

1 – La nuova James industry accademica ha prodotto, dal 1980, opere su James di diversa qualità:
F. Dhondy, C.L.R. James, London 2001; A. Bogues, Caliban’s Freedom: the early political thought of C.L.R. James, Chicago 1997; P. Buhle, C.L.R. James: The artist as revolutionary, London/New York 1988; K. Worcester, West Indian politics and cricket: C.L.R. James and Trinidad, 1958-1963 (San German, Puerto Rico, 1982)  C.L.R,. James and the American Century, 1938-1953 (San German, Puerto Rico, 1986) and C.L.R. James: A Political Biography (Albany, 1996). Cf. anche A.L. Nielsen, , C.L.R. James: A Critical Overview (Albany, 1997).   Per testi introduttivi a James,  altre prospettive, e links a ulteriori informazioni, vedere il web site del C.L.R. James Institute, http://www.clrjamesinstitute.org
2 – Un gran numero di importanti intellettuali e scrittori americani post 1945 sono passati attraverso una o più varianti del trotskismo, tra questi: Daniel Bell, Seymour Martin Lipset, Norman Mailer,  Irving Howe,  Dwight Macdonald, James T. Farrell, Mary McCarthy,  and James Burnham. Un rendiconto di questo sviluppo in: Alan Wald, The New York Intellectuals, Chapel Hill, 1987.
3 – Una storia di Stina e un quadro del milieu rivoluzionario greca degli anni ’20 e ’30 dal quale proviene, sono presentati nella sua autobiografia (traduzione francese) A. Stinas, Mémoires: un revolutionnaire dans la Grece du XXe siecle, Montreuil, 1990.
4 – Grace Lee Boggs fu un’attivista politica e studentessa di filosofia formatasi su Kant e Hegel (che lesse in tedesco) nei tardi anni ’30. Si unì al Workers Party nel 1940, dove presto incontrò la fazione James-Dunayevskaya.
5 – L’ American Federal of Labour (AF of L) e il Congress of Industrial Unions (CIO) si fusero, diventando AFL-CIO, solo nel 1955.
6 – L’autobiografia di James è  Beyond a Boundary (1963), New York, 1983.
7 – James scrisse una commedia, Toussaint L’Ouverture, basata su The Black Jacobins, nella quale si alternava nel ruolo di protagonista con il cantante Paul Robeson.
8 – Tre di questi lavori furono successivamente ristampati: The Black Jacobins (New York, 1963); World Revolution, 1917-1936 (Atlantic Highlands 1993), e (con Raya Dunayevsakaya) State Capitalism and World Revolution (Chicago 1986).  Notes on Dialectics fu pubblicato a Londra nel 1980.
9 – Le sue memorie, Living for Change (Minneapolis, 1998) sono importanti sia per il ritratto della « Johnson-Forest tendency », sia per quello della vita del Workers’ Party e del Socialist Workers Party negli anni ’40.
10 – La vita di Shachtman è raccontata in Peter Drucker, Max Shachtman and his Left, Atlantic Highlands 1994.
11 – Burnham ruppe con il Workers’ Party subito dopo il 1940. Egli usò le idee di Rizzi per la sua rottura con il marxismo in  The Managerial Revolution (1940), Bloomington 1966. Burnham si spostò su posizioni di destra anticomuniste e, nel 1980, fu salutato come l’architetto intellettuale della « Reagan revolution » da Ronald Reagan stesso. La storia di Burnham è raccontata in George Nash, The Conservative Intellectual Movement in America (1976; New York, 1999).
12 Il libro di Bruno Rizzi, La burocratizzazione del mondo apparve in italiano nel 1938. La più recente edizione inglese è London e New York 1985. Rizzi fu una figura molto ambigua che ruppe col trotskismo (col libro citato) e abbracciò il fascismo. Egli vide il « collettivismo burocratico » come un inevitabile stadio della storia, che si manifestava nel New Deal americano, nella Germania hitleriana e nell’Italia di Mussolini, che la working class avrebbe dovuto accettare come un relativo progresso rispetto al capitalismo. Schachtman seguì il concetto di collettivismo burocratico, senza condividere gli esiti di Rizzi, vedendolo piuttosto come un rivale storico del socialismo e non inevitabile. Shachtman (1903-1972) non abbandonò mai questo punto di vista, ma dopo la II Guerra mondiale iniziò a spostarsi su posizioni socialdemocratiche di destra e appoggiò la guerra americana in Vietnam come una legittima lotta contro il collettivismo burocratico.
13 – L. Trotsky, In Defense of Marxism (New York 1940; 1973) è una raccolta di scritti polemici di  Trotsky contro la fazione Burnham-Shachtman nell’SWP che portò alla scissione.
14 – I principali libri della Dunayevskaya sono Marxism and Freedom (1958; Sussex, N.J., 1982); Philosophy and Revolution (1982; New York 1989); Rosa Luxemburg, Women’s Liberation, and Marx’s Philosophy of Revolution (Urbana 1991); (traduzione tedesca del 1998).
15 – Martin Glaberman, Wartime Strikes (Detroit 1980) è un resoconto di questi scioperi.
16 – I Quaderni filosofici sono (nella versione inglese, The Philosophical Notebooks) il volume n.38 delle Complete works of Lenin (Mosca, 1960-1972). Kevin Anderson, un membro di allora del gruppo Dunayevskaya, ha descritto questa svolta nella comprensione di Lenin di Marx, Hegel e del marxismo occidentale (VA BENE) in Lenin, Hegel and Western Marxism: A Critical Study, Urbana and Chicago (1995).
17 – Peter Hudis, un membro attuale del gruppo della Dunayevskaya News and Letters, racconta la storia dell’evoluzione di James, Dunayevskaya e Lee durante questi scioperi in Historical Materialism, No. 11/4 (2003), pp. 275-288.
18 – In una lettera di James, datata 17 settembre 1951 e riportata in Hudis, op. cit., p.283, James definisce la strategia della  Dunayevskaya di intervento negli scioperi come « una proposta per mandare leaders dall’alto a organizzare e dirigere, come fanno i capi dell’SWP ».
19 – Uno dei maggiori obiettivi polemici di James in Notes on Dialectics, è l’intepretazione trotskista dello stalinismo come una forza che « tradisce » la working class. James mostra che lo stalinismo è una parte delle trasformazioni mondiali verso il capitalismo di stato:
« Qualunque siano le loro origini sociali, qualunque siano i loro motivi soggettivi, rimane il fatto che lo stalinismo trova questa casta di labor leaders in tutto il mondo, in Cina, in Corea, in Spagna, in Brasile, dovunque, intellettuali, labor leaders, operai che salgono di casta, cambia la composizione ma rimane come un’entità. Affrontano la morte, vanno sotto tortura, trovano energie, ingenuità, devozione, fondano una tradizione, la mantengono, la sviluppano, commettono i più grandi crimini con una sfrontatezza e una sicurezza che può venire loro solo dalla certezza della loro missione storica. »
« Riflettendo sugli scritti di Trotski, posso vedere questa seguenza di cause ed effetti in una catena senza fine. Questo accadde, allora l’altro, allora la burocrazia stalinista fece questo… e così via in una serie infinita di spiegazioni, affascinanti, brillanti, piene di intuizioni e di illuminazioni, per cadere nei catastrofici errori finali… Noi, d’altra parte, chi mostra che le cause dello stalinismo potrebbero creare enormi effetti mondiali perché suscitano forze di classe ostili al proletariato proprie della società capitalista a questo stadio del suo sviluppo, noi riportiamo la lotta proletaria alle sue radici sociali di lotta storica fra le classi. Dobbiamo finirla con la demoralizzante, e nei fatti autodistruttiva, teoria che ogni cosa andrebbe per il meglio se non fosse per l’intervento corruttore dello stalinismo » (ibidem).
20 – Poco prima della morte, Glaberman editò una raccorlta di scritti di James: C.L.R. James, Marxism for Our Times: C.L.R. James on Revolution Organization, Jackson, 1999
21 – Walter Reuther fu un capo dell’UAW fin dai suoi inizi, nel 1936, e il leader indiscusso dopo il 1945 e fino alla sua morte, nel 1970. (James, da qualche parte, chiama l’UAW sotto Reuther un « uno stato – partito unico americano nelle quinte »). Per una biografia, ma eccessivamente elogiativa, di Reuther, cfr. Nelson Lichtenstein, Walter Reuther. The Most Dangerous Man in Detroit (Urbana 1997). Qualche correzione a Lichtenstein la troviamo nella recensione di Glaberman, “Walter Reuther: ‘Social Unionist’” in Monthly Review, vol.48, n.6, disponibile on-line a http://www.monthlyreview/1196glab.htm
22 – Un resoconto dell’impatto di Pablo sul trotskismo internazionale è in Christophe Nick, Les trotskystes, Paris 2001.
23 – Questo periodo termina con le insorgenze operaie in Portogallo e Spagna nel 1974-1976, e con lo « strisciante maggio » italiano del 1977. Su quest’ultimo, cfr. Nanni Balestrini, L’orda d’oro, Milano 1997.
24 – Castoriadis fu visibilmente irritato dal fatto che il suo contributo al libro fu cambiato senza il suo consenso. Per maggiori dettagli, cfr. la biografia politica di James di Kent Worcester (1996), pp.139-142.
25 – Cfr il mio articolo “Facing Reality 45 Years Later” sul Break Their Haughty Power web site.


Une Réponse to “2004-04 La tendenza Johnson-Forest e il mondo d’oggi [Goldner]”

  1. «Non gli operai di Manchester, ma quelli di Detroit» Johnson-Forest Tendency, Socialisme ou Barbarie e l’operaismo italiano - Azione Parallela Says:

    […] un filo rosso che collega l’esperienza statunitense della JFT degli anni Quaranta (qui https://bataillesocialiste.wordpress.com/pagine-italiane/2004-04-la-tendenza-johnson-forest-e-il-mon… e […]

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